25 Agosto _ Presso Cartagine san Luigi nono. Re dei Franchi e Confessore, illustre per santità di vita e per gloria di miracoli. Le sue ossa furono poi trasportate a Parigi. A Roma il natale di san Giuséppe Calasànzio, Sacerdote e Confessore, illustre per innocenza di vita e per miracoli, il quale, per istruire nella pietà e nelle lettere la gioventù, fondò l'Ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie. Pio dodicesimo. Pontefice Massimo, lo costituì celeste Patrono di tutte le Scuole popolari cristiane ovunque esistenti. Così pure a Roma i santi Martiri Eusébio, Ponziàno, Vincénzo e Pellegrino, i quali, sotto l'Imperatore Cómmodo, furono prima stesi sull'eculeo e stirati con nervi, e quindi percossi con bastoni e bruciati ai fianchi; e, poiché perseveravano fedelissimamente nella confessione di Cristo, furono battuti con flagelli piombati finché spirarono. A Roma inoltre il natale del beato Nemésio Diacono e di sua figlia Lucilla Vergine, i quali, non potendo esser distolti dalla fede di Cristo, per ordine dell'Imperatore Valeriàno furono decapitati. I loro corpi, sepolti dal beato Stéfano Papa, e poi dal beato Sisto secondo, il trentuno di Ottobre, più decorosamente tumulati sulla via Appia, da Gregorio quinto furono trasportati nella Diaconia di santa Maria Nova, insieme coi santi Sinfrónio, Olimpio Tribuno ed Esupéria sua moglie e Teódolo suo figlio, i quali tutti, convertiti da Sinfrónio e battezzati dallo stesso santo Stéfano, erano stati coronati col martirio. I medesimi corpi di questi Santi, ivi trovati al tempo del Sommo Pontefice Gregorio decimoterzo, furono con maggior decoro collocati sotto l'altare della medesima chiesa l'otto Dicembre. Così pure a Roma san Genésio Martire, il quale, essendo prima pagano e commediante, mentre nel teatro, alla presenza dell'Imperatore Diocleziano, metteva in burla i misteri dei Cristiani, improvvisamente, ispirato da Dio, si convertì alla fede e fu battezzato. Poco dopo, per ordine dell'Imperatore, fu percosso crudelissimamente con bastoni, quindi sospeso sull'eculeo, con uncini lacerato per lunghissimo tempo e anche abbruciato con fiaccole. Finalmente, perseverando nella fede cristiana, dicendo: « Non vi é altro Re che Cristo, per il quale se mille volte io fossi ucciso, voi non me lo potreste mai togliere né dalla bocca, né dal cuore », colla decapitazione meritò la palma del martirio. Così pure ad Arles, in Frància, il beato Genésio, il quale, disimpegnando l'ufficio di notaio, e non volendo trascrivere gli empi editti coi quali si comandava di punire i Cristiani, e, gettate via innanzi al pubblico le scritture, attestando di esser Cristiano, fu preso e decapitato, e così, battezzato col proprio sangue, ricevette la gloria del martirio. In Siria san Giuliano Martire. A Tarragóna, nella Spagna, san Magino Martire. A Talco, in Spagna, san Gerónzio Vescovo, il quale predicò, al tempo degli Apostoli, il Vangelo in quella provincia, e, dopo molte fatiche, morì in prigione. A Costantinópoli san Menna Vescovo. A Utrecht san Gregorio Vescovo. A Montefiascóne, in Toscana, san Tommaso Confessore, il quale fu Vescovo della chiesa di Hereford, in Inghiltérra. A Nàpoli, in Campania, santa Patrizia Vergine.