[Rank] S. Eusebii Episcopi et Martyris;;Semiduplex;;2.5;;vide C2 [Oratio] @Commune/C2:Oratio1:s/N\./Eusebio/ [Lectio4] Eusebio, Sardo di nazione, lettore della chiesa di Roma, poi vescovo di Vercelli, parve non senza ragione scelto per divino consiglio a reggere questa chiesa: perché gli elettori, che per lo innanzi non lo conoscevano punto, appena l'ebbero visto, lo scelsero a preferenza dei loro cittadini; e non ci volle più tempo per apprezzarlo che per vederlo. Egli fu il primo in Occidente a stabilire nella sua chiesa dei monaci a far le funzioni dei chierici, affinché si vedesse in questi uomini insieme il disprezzo delle ricchezze e l'occupazione propria dei leviti. Combatté così vigorosamente le empietà ariane, che in quell'epoca infestarono ogni parte d'Occidente, che la sua invitta fede consolò e sostenne la vita di Liberio sommo Pontefice. Onde questi riconoscendo in lui il fervore dello Spirito di Dio, appena gli ebbe significato di perorare presso l'imperatore insieme coi suoi legati la causa della fede, si portò subito con essi da Costanzo; dal quale ottenne a forza di zelo tutto quanto si proponeva con questa legazione, cioè la celebrazione di un concilio. [Lectio5] E il concilio si radunò a Milano l'anno seguente, e Costanzo vi invitò pure Eusebio, invito ripetuto con grande istanza dai legati di Liberio, nel quale ben lungi dal lasciarsi influenzare dalle mene della sinagoga Ariana e di prender parte ai loro furori contro sant'Atanasio, dichiarò anzi altamente fin da principio, che alcuni dei presenti gli erano noti come infetti di eresia, e propose di far loro sottoscrivere la fede Nicena, prima di trattare di altro. Ma ricusandosi gli Ariani vivamente irritati, egli non solo ricusò di sottoscrivere contro Atanasio, ma anzi disimpegnò con mirabile accortezza la semplicità di san Dionigi Martire, che, ingannato da loro, aveva sottoscritto contro. Perciò essi furiosi contro di lui, dopo averlo molto oltraggiato, lo condannarono all'esilio: ma il sant'uomo, scossa la polvere dai suoi piedi, senza temere per nulla né le minacce di cesare né il taglio della spada, accettò l'esilio come parte del suo ministero; e mandato a Scitopoli, vi soffrì fame, sete, battiture, e diversi altri supplizi, e disprezzando coraggiosamente la vita per la fede, senza temere la morte, abbandonò il suo corpo ai carnefici. [Lectio6] Le lettere importanti, piene di forza, pietà e religione che egli scrisse da Scitopoli ai clero e popolo di Vercelli e ad altri vicini, fanno vedere quale fu la crudeltà e l'insolenza sfrontata degli Ariani verso di lui; ed esse dimostrano altresì che né le loro minacce né i trattamenti inumani poterono abbatterlo mai, né la loro blanda e serpentina scaltrezza attirarlo dalla loro parte. Di là deportato in Cappadocia a cagione della sua fermezza, e da ultimo nella Tebaide dell'alto Egitto, sopportò i rigori dell'esilio fino alla morte di Costanzo: poi essendogli stato permesso di ritornare al suo gregge, non volle partirne se non dopo aver assistito al concilio radunato in Alessandria per riparare alle perdite della fede e quindi, a guisa d'abile medico, d'aver percorso le Provincie d'Oriente, restituendo a perfetta sanità quelli ch'erano infermi nella fede, con l'istruirli nella dottrina della Chiesa. Poi, continuando questa salutare missione, passò nell'IIliria, e infine giunse in Italia, la quale, al suo ritorno, mutò le sue vesti di duolo: qui pubblicò i commentari d'Origene e d'Eusebio di Cesarea sui Salmi, che egli aveva purgati e tradotti dal Greco in Latino; infine, illustre per tante eccellenti azioni, da Vercelli andò a ricevere l'immarcescibile corona di gloria meritata per tante sofferenze, sotto Valentiniano e Valente. [Lectio94] Eusebio, nato in Sardegna, fu dapprima lettore della Chiesa di Roma, poi vescovo di Vercelli. Egli combatté così virilmente contro l'arianesimo, che la sua invitta fede fu di conforto al sommo pontefice Liberio. Per la sua professione di fede cattolica fu esiliato a Scitopoli dall'imperatore Costanzo, dove soffrì la fame, la sete, le battiture e diversi altri supplizi. Relegato, quindi, in Cappadocia, sopportò i rigori dell'esilio fino alla morte dello stesso Costanzo, e quindi gli fu permesso di ritornare alla sua chiesa. Allora l'Italia mutò le vesti di lutto. Qui pubblicò i commentari a tutti i salmi di Origene e di Eusebio di Cesarea, che egli aveva corretti e tradotti dal greco in latino. A Vercelli, sotto gli imperatori Valentiniano e Valente, volò al Signore, a ricevere la incorruttibile corona di gloria, meritata con così grandi sofferenze. [Lectio7] @Commune/C2:Lectio7 in 4 loco [Lectio8] @Commune/C2:Lectio8 in 4 loco [Responsory8] @Commune/C2:Responsory8 non Effusorum [Lectio9] @Commune/C2:Lectio9 in 4 loco